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Le tre rose di Federico II per Monopoli

MONOPOLI - Dal Rotary club novità sullo stemma cittadino. E così per venerdì sera, alle 20, nella sala convegni dell'Hotel Clio (ingresso libero), la locale sezione del club presieduto da Enzo Cristallo organizza un incontro per svelarne i segreti delle 3 rose bianche in campo rosso e rilancia la proposta di riscrivere nella pietra il distico dettato rigorosamente in latino da Federico II in persona e che un tempo campeggiava al lato del Castello. Cristallo si è affidato a un noto latinista per tradurre la frase che inneggia all”’ irremovibile fortezza. A relazionare sulla storia cittadina e sullo stemma dalle origini ai giorni nostri, Cristallo ha invitato il giornalista di "La Gazzetta del Mezzogiorno" Eustachio Cazzorla, già autore del "Riscatto di Monopoli" e di vari studi su personaggi illustri cittadini tra cui lo stesso vescovo normanno Romualdo. Cazzorla nel corso della serata dal titolo "Le 3 rose di Federico II agli invitti cittadini" ripercorre la storia della città e in parallelo quella degli scudi che l'hanno rappresentata fin dal tempo dei normanni e così rilancia l'ipotesi che vuole come primo stemma cittadino fossero i due leopardi del signore normanno Ugo Toutabovi vessillo ancora oggi in uso nella Bassa Normandia. Vennero poi sostituiti dalle 3 rose araldiche bianche in campo rosso che secondo una consolidata letteratura sarebbero state dono dell'imperatore svevo Federico II per la riconoscenza alla città fedele agli ideali ghibellini e che resistette nel 1202 agli assalti di Gualtiero di Brienne usurpatore ostile al casato svevo. La prima citazione storica che si ha sullo stemma di Monopoli è del 1340, nella Cronaca (perduta) di Bante Brigantino. Lo stemma più antico, invece, è quello del frontespizio del libro di fondazione "Inventario dei Censi" della Confraternita del Corpo di Cristo datato 1524. Resta il mistero degli stemmi senza corone e sistemati capovolti al Porto e in Cattedrale. Tra le curiosità gli stemmi identici e di chiara ispirazione normanna di Montefermeil e Barcillonnette in Francia, anch’essi con tre rose araldiche bianche in campo rosso, come l’odierno stemma monopolitano.


Qui di seguito IL DISTICO DI FEDERICO II

IN LATINO

“CIVIBUS INVICTIS,IMMOTO ROBORE TUTIS

UNA FUIT PRO REGE MORI, SPES CERTA SALUTIS

DAMNA, MAMEN, TORMENTA, LUEM SUBIRE VOLENTES

ASSUETA VIRTUDE, FIDEM, NON FATA SEQUENTES.

TALIA VENTURI SERVENT VESTIGIA MORUM;

POSTERITAS INTENTA LEGAT MONUMENTA PRIORUM

ASSUMPTAE CARNIS ANNI JAM MILLE DUCENTI,

ET DUE TRANSIERUNT, FEDERICO REGNA TENENTI”


TRADOTTO IN ITALIANO

Agli invitti cittadini, sicuri d’irremovibile fortezza, unica speranza

certa di salvezza fu il morire per il Re.

Volentieri subirono danni, fame, tormenti e morte, col consueto valore

seguendo la fede, non i fati. Serbino i venturi tali esempi di costumi;

l’attenta posterità legga gli ammonimenti dei predecessori.

Sono passati già 1202 dall’incarnazione, essendo Re Federico.

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